Giovani e lavoro

GIOVANI E LAVORO

Una stimolante “Tavola rotonda” della CAVES – 1 Dicembre 2012

Formazione, innovazione, competitività, disoccupazione, mobilità giovanile: queste le parole più volte sentite nell’ interessante “Tavola rotonda” promossa dalla CAVES (Confederazione delle Associazioni Venete in Svizzera) il 1 dicembre nella Casa d’Italia di Zurigo sull’attualissimo tema “Giovani e lavoro”.

Nell’ introduzione del presidente Luciano Alban (principale artefice, assieme al “nostro” Saverio Sanvido dell’iniziativa) è stato riassunto lo scopo dell’incontro: la grave e perdurante crisi finanziaria, economica e occupazionale che stiamo vivendo ha duramente colpito il mondo giovanile, al quale il convegno vuol dare un contributo di indirizzo, di stimolo e di speranza. Dopo il saluto del console generale di Zurigo min. Mario Fridegotto, che ha accennato ad alcuni servizi che il Consolato e il MAE oggi stanno dando agli Italiani all’estero, si sono alternati al microfono, ben coordinati dal giornalista Giangi Cretti e seguiti da un pubblico numeroso e partecipe, Manolo Omiciuolo, rappresentante dei giovani Veneti in Svizzera, Fabrizio Zilibotti, docente all’Università di Zurigo e Fascio Macrì, segretario della Camera di Commercio Italiana in Svizzera, ognuno dei quali ha svolto con passione e competenza i vari aspetti del tema.

L’ing. Omiciuolo si è ampiamente soffermato sulle caratteristiche del lavoro italiano all’estero, concludendo con una serie di pressanti interrogativi su cruciali aspetti sociali, formativi, produttivi dell’Italia.

Da parte sua il prof. Zilibotti ha parlato dell’evoluzione economica e sociale dell’Europa e dell’Italia dal dopoguerra in poi, con l’analisi di alcune carenze che evidenziano la debolezza del nostro paese in vari settori. Concetti ripresi dal dott. Macrì che ha impietosamente toccato i vari mali che ostacolano la crescita dell’Italia.

Ha concluso con la consueta chiarezza ed efficacia l’on. Franco Narducci, il quale, pur in questo quadro negativo, accentuato, specie nell’aspetto della formazione, se si guarda alla Svizzera, ha individuato anche elementi positivi e di speranza: tra questi, la mobilità giovanile, fenomeno ormai mondiale, che, come anche altri relatori avevano detto, può essere strumento di arricchimento per il nostro paese.

Alcuni interventi del pubblico hanno concluso questo incontro ricco di riflessioni e di proposte, accuratamente preparato e felicemente riuscito sotto ogni aspetto.

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I giovani e il lavoro di Luciano Alban

Originale e avvincente la “tavola rotonda“ promossa dalla CAVES lo scorso 1. dicembre alla Casa d’Italia di Zurigo.

Alla presenza di un pubblico numeroso e attento, quattro relatori, molto diversi per competenze ed esperienze, sono intervenuti sull’attuale e scottante tema della scarsità di lavoro, soprattutto per il mondo giovanile. Lo scopo e l’obiettivo del convegno era quello di dare un contributo, non solo all’analisi della situazione occupazionale ed economica dell’Italia e dell’Europa, ma piuttosto l’ambizione di voler dare un contributo d’indirizzo e di stimolo per avere delle condizioni più favorevoli d’entrata nel mercato del lavoro.

Il risultato è stato senz’altro molto positivo. L’osservazione di un giovane imprenditore penso che dia la giusta valutazione della tavola rotonda: “complimenti per i referenti, era davvero gente in gamba e un bel mix”.

L’aspetto più concreto e credibile, oltre alle competenze e all’ottima capacità di linguaggio, è stato che ogni relatore parlava su argomenti dove poteva vantare un’esperienza diretta nel settore. Altra considerazione, degna di nota, è che tutti i relatori vantano una rilevante esperienza internazionale, questo è un aspetto che, sotto il profilo culturale, è di fondamentale importanza. Il giornalista e conduttore dei lavori, Giangi Cretti, ha diretto il convegno con competenza e professionalità.

Il primo relatore è stato Manolo Omiciuolo, Ing. Aerospaziale, rappresentante dei giovani veneti della Svizzera, con esperienze di studio e di lavoro internazionali. Dopo aver fornito diversi dati sull’economia e il lavoro, mette a confronto due sistemi Italia e Germania. In Italia c’è grande potenzialità di risorse umane, ma c’è troppo clientelismo, nepotismo e raccomandazioni. Servono riforme strutturali. Esprime poi una riflessione di fondo: sono gli aspetti positivi e negativi del passato che forniscono l’orientamento verso la società che si vuole nel futuro. È del parere che la persona tra i 30 e 40 anni non si possano più chiamare giovani. Sotto il profilo teorico, l’università italiana è molto buona o almeno lo era prima del 3+2, esprime perplessità sull’attuale sistema. Manca la comunicazione ponte fra università-ricerca-industria. Nei nostri atenei manca la figura del Quality Manager e del Program Manager. Pensa che solo i grandi gruppi industriali abbiano le capacità e i budget per investire pesantemente in tecnologie cosi dette “disruptive”.

Il Prof. Fabrizio Ziliotto, titolare della Cattedra di macroeconomia all’università di Zurigo, con esperienze di ricerca e insegnamento in Spagna, Inghilterra e Svezia, considera unici le condizioni di sviluppo degli anni sessanta-ottanta. All’Italia mancano alcuni fondamentali economici della crescita di lungo periodo: innovazione, competitività delle esportazioni, scuola, capitale umano, un mercato del lavoro fluido. È il sistema formativo e gli investimenti sull’innovazione, fanalino di coda dell’Europa, a destare forte preoccupazione per il futuro. La mobilità solo in uscita e non in entrata è un forte campanello d’allarme. Oltre a questo c’è il tradimento del patto generazionale. Non si può difendere solo il lavoratore e non il posto di lavoro. Il governo non deve investire in impianti che non hanno futuro. I sindacati non devono pensare solo a chi ha lavoro, ma anche a chi non ce l’ha. La scelta della professione dovrebbe essere fatta in base alle prospettive di lavoro: servono più professioni d’indirizzo scientifico; più Ingegneri ad esempio.

Fabrizio Macrì, da poco Segretario Generale della CCIS ha fatto un intervento lapidario: la competitività è l’unico elemento che può misurare il successo di un Paese. Ha poi continuato:

“sono appena tornato da Terni, dove esiste una situazione desolante. Alcune industrie, terminato il tempo dei sussidi, hanno dovuto chiudere per mancanza di competitività”. La burocrazia è uno dei principali fattori di freno per lo sviluppo del sistema Italia. La tassazione delle imprese ha raggiunto livelli tali da compromettere la loro stessa esistenza.

L’On. Franco Narducci, dopo il quadro assai negativo dei precedenti relatori ha voluto individuare alcuni elementi di positività e di speranza, che sono le risorse umane dell’Italia.

Il compito dell’On. Narducci era di svolgere una relazione sulla formazione al lavoro. Un modello collaudato ed efficace è quello praticato in Svizzera e in Germania, un sistema misto di teoria e pratica, che dà molta importanza al binomio formazione-lavoro.

La teoria è regolata dalle istituzioni pubbliche, mentre la pratica è svolta direttamente nel sistema produttivo delle imprese. In questo modo, al termine dell’apprendistato c’è già una forza lavoro professionalmente qualificata. L’attuale velocità dei cambiamenti tecnologici pone la formazione continua non più come una scelta ma come una necessità.

La scuola e la formazione, a tutti i livelli, sono i pilastri portanti dello sviluppo produttivo. In Italia ci sono posti di lavoro permanentemente scoperti per mancanza di manodopera qualificata.

Per quanto riguarda la fiducia dei mercati internazionali, è messa in risalto la difficoltà di operare con l’attuale quadro politico, ne è l’esempio una debole legge anticorruzione appena promulgata. Guarda caso, a pochi giorni della conferenza, vengono comunicati gli ultimi dati: l’Italia si trova addirittura al 72esimo posto della classifica anticorruzione! Questa realtà non aiuta certo ad attirare investimenti e non è nemmeno degna di un paese civile. Molte leggi non comportano investimenti finanziari, ma solo la volontà politica di farle. A questa situazione bisogna metterci mano, se si vuole un’inversione di tendenza che possa creare condizioni di sviluppo. Ogni cittadino è chiamato a dare il proprio contributo, l’astensionismo sarebbe una fuga dalla responsabilità individuale.

                                                                                                                            Il Pres. della CAVES

                                                                                                                                Luciano Alban