Resoconto convegno sul plurilinguismo

La CAVES, in collaborazione con Il COMITES, oltre a riunire e coordinare le varie realtà associative venete in Svizzera, da qualche anno s’impegna nell’organizzazione di conferenze a favore di tutta la comunità Italiana. L’ 11 Novembre scorso, nella sala teatro della Missione Cattolica di Zurigo, un nutrito pubblico ha fatto da cornice al dibattito incentrato sulla peculiarità della confederazione elvetica: il plurilinguismo.
Approfondire il modello d’integrazione a più’ lingue svizzero è, ad oggi, un argomento d’ attualità; in un mondo sempre più globalizzato infatti saper parlare solo una lingua sta diventando un fattore penalizzante.
L’incontro, moderato da Gianni Cretti direttore della Rivista, ha visto la partecipazione di due relatori: il dott. Raffaele De Rosa linguista, germanista e la dott.ssa Irene Pellegrini sociologa, ricercatrice all’università di Ginevra. Gli onori di casa vengono fatti dal presidente Luciano Alban che con l intervento del console generale di Zurigo Min. Giulio Alaimo mettono l’accento sull’importanza della comunicazione tra culture diverse per un arricchimento reciproco delle stesse. Il moderatore sottolinea i molteplici aspetti con cui analizzeremo questo fenomeno, partendo da quello analitico introdotto dal primo relatore a quello più pratico come testimoniato dagli studi della sociologa. Una persona può essere considerata plurilingue, quando possiede la capacità di comunicare senza particolari problemi in due o più lingue, in tutte le situazioni della vita quotidiana (famiglia, amici, scuola, lavoro, ecc.). Secondo il linguista, determinante non è solo il grado di competenza conseguito, poiché l’efficacia della comunicazione è data soprattutto dall’affettività che il parlante prova per le lingue da lui utilizzate. Anche padroneggiando più lingue infatti, ci sarà sempre una che prevarrà sulle altre, quella legata alla sfera emotiva. Essere poliglotti nel passato aveva una valenza negativa, legata ad atteggiamenti nazionalisti nonché accostata al sostegno di poche lingue “prestigiose” e “utili” (per es. l’inglese internazionale). Oggi prevalgono più’ i vantaggi di questo status, come un passe-partout apre tutte le porte, cosi la conoscenza di varie lingue permette al soggetto di interagire col mondo, apprezzando minoranze linguistiche e culturali diverse dalle propria. Di fondamentale importanza si rivela quindi l’educazione data dalle famiglie di coppie miste, dei figli d’immigrati stranieri nonché degli immigrati stessi. Una padronanza equilibrata in tutte le lingue di riferimento, anche la propria madrelingua, evita le difficoltà d’integrazione e mantiene le radici con la terra natia. In ultima analisi poter parlare più lingue crea consapevolezza e incrementa gli strumenti linguistici e cognitivi che servono alla costruzione del proprio sapere.
Il risultati della ricerca intitolata “Italiano per caso” descrive il rapporto di un individuo con le lingue come una storia personale, risultato imprevedibile di episodi di vita vissuta.
La presenza dell’italiano in Svizzera è caratterizzata dunque da due logiche, quella territoriale dovuta alla vicinanza del Italia e quella legata alla mobilità internazionale che ha permesso una diffusione a macchia di leopardo dell’italiano sul territorio. L’indagine della sociologa evidenzia un
lento smantellamento dell’italiano istituzionale della Svizzera d’oltralpe (chiusura corsi di lingua e cultura, cattedre di italianistica, crisi associazionismo ‘storico’) cui si contrappone una presenza in crescita della nostra lingua per le strade e nei luoghi d’aggregazione. La mobilità tuttavia contribuisce alla contaminazione e ibridizzazione della lingua quasi a formare un linguaggio nuovo capace d’ inglobare parole di nazionalità differenti. Il plurilinguismo è a tutti gli effetti un valore aggiunto e per questo l’insegnamento di una o più lingue straniere nelle scuole italiane dovrebbe avere maggior rilevanza di quanto tutt’ora abbia.

Paolo Martinazzo – CAVES